Il Territorio

  • L’ Arcidiocesi di Amali – Cava de’ Tirreni

L’Arcidiocesi di Amalfi – Cava de’ Tirreni è divisa n due zone pastorali unificate in plena unione  il 30 settembre 1986. La zona pastorale di Amalfi, che fu eretta nel VI sec.,  si estende lungo la Costiera Amalfitana da Positano a Cetara e, verso l’interno, ad Agerola e Tramonti; comprende tredici comuni, di cui dodici in provincia di Salerno (Amalfi, Scala, Tramonti, Praiano, Minori, Furore, Positano, Ravello, Atrani, Conca dei Marini, Maiori, Cetara) ed uno (Agerola) in provincia di Napoli, per complessive cinquanta parrocchie. La  La zona pastorale di Cava de’ Tirreni, che fu eretta il 7 agosto 1394, è tutta raccolta in una fertile vallata, che si estende da nord a sud, fino a raggiungere il Tirreno nel Golfo di Salerno; a est e ad ovest la vallata è delimitata dall’Appennino campano. La zona pastorale comprende 26 parrocchie, di cui 20 nel comune di Cava de’ Tirreni e 6 nel comune di Vietri sul Mare. Dal 19 gennaio 2013 ha acquisito dall’abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni le due parrocchie delle frazioni di Corpo di Cava e San Cesareo nel comune di Cava de’ Tirreni e quella della frazione di Dragonea nel comune di Vietri sul Mare, in attuazione del decreto della Congregazione per i Vescovi del 20 agosto 2012. Sede arcivescovile è la città di Amalfi, dove si trova la Cattedrale di Sant’Andrea Apostolo. A Cava de’ Tirreni si trova la Concattedrale di Santa Maria della Visitazione e di S. Audiutore V. padre nella fede dei cavesi. Il territorio dicesano è suddiviso da 79 parrocchie, raggruppate in 6 foranie.

  • La Città di Cava de’ Tirreni.


Cava de’ Tirreni è un’antica e storica città, oggi abitata da oltre 50.000 abitanti distribuiti nel Borgo ed in più di venti villaggi, che le conferiscono  la caratteristica di “città stellare”.  I suoi primi abitatori, delle “terre de la Cava”, furono i Tirreni, tribù nomade Etrusca, la cui presenza é documentata da reperti di Archeologia custoditi nel Museo della Badia Benedettina e nell’ Antiquarium civico. In epoca romana fu luogo rinomato di villeggiatura prescelto dalla nobiltà di Roma. Resti di templi e di ville di epoca romana, appartenenti probabilmente alla Gens Mitilia furono ritrovati negli antichi villaggi di Vetranto e S. Cesareo. Altri resti di epoca romana furono rinvenuti in diverse zone del territorio, soprattutto nella zona settentrionale, al confine dell’ insediamento romano di Nuceria Alfaterna. Fu abitata dai Longobardi, la cui civiltà é tuttora testimoniata da una serie di antiche Torri costruite per il Gioco dei Colombi e per molti toponimi, risalenti ai tre secoli di dominazione longobarda (secc. IX-XI).

  • La Frazione di S. Maria del Rovo e la Chiesa parrocchiale.


La frazione di S. Maria del Rovo si trova nella  zona Nord – Ovest di Cava de’ Tirreni alle pendici della collina di S. Martino e dista dal  centro di Cava circa 1 km. Vi si giunge percorrendo via S. Maria del Rovo, provenendo da Via Filangieri o  da via Salvo D’Acquisto. La zona nella prima metà dell’Ottocento era abitata da  poche centinaia di famiglie di agricoltori sparse per i campi, tra  Passiano e S.  Martino. La chiesa fu costruita per rispondere alle esigenze di culto e di educazione  alla fede di una comunità dedita ai lavori dei campi e fu voluta da Gelsomina  Senatore, che continuò il lavoro iniziato nel 1830 dalla sorella Teresa, di  educare al culto religioso i figli degli agricoltori. La chiesa fu aperta al  culto nel 1883. Il nome di S. Maria del Rovo ha origine da un rovo di spine che cresceva davanti  alla volta di una scala, sotto cui si raccoglievano i piccoli per essere educati  alla fede da Teresa Senatore. I rami flessibili del rovo furono piegati lungo il muro della scala a formare un  bell’arco di verde. Attorno alla scala fu edificata ed aperta al pubblico dei  fedeli una cappella nel 1875. La chiesa, un gioiello di chiesa di campagna, è ad una sola navata, alquanto  spaziosa. Entrando, a destra dalla porta centrale, si trova l’iscrizione della  consacrazione del tempio e della sua inaugurazione: Templum hoc Ad imaginem S. Mariae a Rubo. A  suo humili sacello Amotam Magnificientius calendam Stipe fidelium collectitia  Auspicio et cooperatione Alphonsi Apicella Eiusdem sacelli moderatoris Opus  gratuito dirigente Michaele Accarino A solo excitatum fuit. MDCCCLXXXIII  (trad. Questo tempio, per venerare con più  magnificenza l’ immagine di S. Maria del Rovo portata via dal suo umile  tempietto, con una colletta dei fedeli, con l’auspicio e la cooperazione di  Alfonso Apicella, custode dello stesso tempietto, con la direzione dei lavori  offerta gratuitamente da Michele Accarino, è stato eretto nel 1883). Sempre a destra in basso, troviamo la lapide della traslazione dei resti di Gelsomina Senatore, del parroco Alfonso Apicella, artefici della costruzione della Chiesa, voluta dal parroco don Sabato Apicella nel 1883. Continuando a destra della navata, troviamo l’altare di Generoso D’Amico, dell’anno 1900, con una tela del pittore Pietro Vollaro, discepolo del Morelli, che raffigura la morte di 5. Giuseppe fra Gesù al capezzale che lo sorregge e Maria genuflessa in preghiera. Un angelo bacia il bastone fiorito e un altro appare tra le nubi. A sinistra troviamo il battistero in marmi finissimi. Proseguendo troviamo un crocifisso ligneo portato nella chiesa di S. Maria del Rovo dall’Eremo di San Martino dopo il terremoto del 23 novembre dell’80. Continuando ancora nella navata sinistra troviamo l’altare a devozione di Vincenzo De Pisapia, dell’anno 1901, con una tela del pittore cavese prof. Raffaele Apicella, raffigurante il Signore che disvela il suo Cuore a S. Vincenzo e a S. Rosa genuflessi in adorazione. La balaustra che divide l’altare maggiore dalla navata porta scritto nei medaglioni di marmo da sinistra a destra: Ave Maris stella Dei Mater alma Atque semper  virgo Felix coeli porta (trad. Ave, stella del mare, nobile madre di Dio,  sempre Vergine Maria, porta felice del cielo). Le pareti dell’altare maggiore in marmi  finissimi conservano gli affreschi del pittore di Maiori Antonio Ferrigno,  (realizzati nel 1919 a spese del commendatore Leopoldo Siani), la cui arte fu  avvicinata a quella del Giorgione. I temi dell’affresco sono il Roveto ardente e Angeli alle pareti. Elemento caratterizzante e negli affreschi e nell’arredo sacro sono gli angeli.  Gli stessi candelabri, voluti dal parroco don Sabato Apicella, riprendono il  motivo degli Angeli. Sulla parete dell’altare maggiore troviamo l’iscrizione:Ad  oremus – ignis de medio rubi – ad oremus.  Ala Madonna col Bambino è dedicato anche il  quadro più significativo dell’interno. Il telo è del 1840, del pittore Vincenzo  Meccia.

Attualmente la Frazione cavese conta circa cinquemila abitanti. La parrocchia, divisa in 40 zone pastorali, è continuamente monitorata e seguita spiritualmente e socialmente dai messaggeri. Il contesto culturale, dopo una iniziale piccola parentesi negativa, è da considerarsi buono, posto ottimale per il ristoro dell’anima e per la serenità interiore.