Commento alla XII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

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Domenica 25 Giugno 2017
«… quello che ascoltate all’orecchio voi annunciatelo dalle terrazze»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XII Domenica del Tempo Ordinario. La figura del “servo sofferente” è diventata immagine di Gesù e dei suoi discepoli nei rapporti con un mondo ostile alla loro persona e alla loro testimonianza. Il motivo che spiega il dramma del rifiuto e della “persecuzione” è identificato dal libro della Sapienza in questi termi ni: il “giusto” è per l’empio «insopportabile solo al vederlo», è di imbarazzo in quanto testimone del Dio vivente che si preferisce non ascoltare. Tuttavia, per il giusto di ogni tempo la sofferenza sopportata a motivo della sua fede non è l’ultima parola: la risurrezione di Cristo manifesta che Dio è forza e salvezza di chi a lui si affida. La parola di Dio ci esorta ad affidare la nostra debolezza alla forza del suo Spirito che ci può sostenere in ogni difficoltà. Nella prima lettura una folla che cospira contro il profeta, facendo leva sulle sue debolezze, alimenta l’interrogativo che tormenta ogni credente: perché i giusti devono soffrire? La risposta sta in un invito a fidarsi di Dio. La lettura si chiude con una professione di fede e di speranza in lui. Nel vangelo Gesù esorta i discepoli a non avere paura. Ripete tre volte il «non temete», invitandoli ad abbandonarsi a Dio e a non sottrarsi all’annuncio del Vangelo davanti al mondo intero. Come sempre ricordiamo l’importanza del silenzio, della partecipazione alla celebrazione con la preghiera attiva e di spegnere i cellulari.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la gioia di condividere e sanare le ferite delle disuguaglianze.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Viviamo tempi difcili, Gesù, in cui il terrorismo sfregia impunemente le nostre città e i loro abitanti, colpendo con feroce freddezza e calcolata barbarie. Ecco perché all’udire qualche notizia luttuosa temiamo subito per quelli che ci sono cari e siamo in apprensione per la loro incolumità. Abbiamo paura delle malattie, di quelle di cui già conosciamo i terribili effetti perché hanno stroncato giovani vite dopo un lungo calvario doloroso in cui si sono altalenate speranze e delusioni. Ma ci spaventano ancor più quei virus e quelle infezioni che colpiscono il corpo umano e in breve tempo sgretolano i suoi anticorpi e la sua resistenza.
Tutto questo è plausibile, tu lo sai, e tuttavia tu ci inviti a non sottovalutare tutto ciò che deturpa la nostra anima, tutto quello che lentamente la priva della sua dignità e bellezza, la imprigiona nella ragnatela del male al punto da farle perdere coscienza del pericolo che la sovrasta. Ecco perché oggi, Gesù, io voglio pregarti per tutti coloro che sprofondano in un gorgo di egoismo e di chiusura, per tutti coloro che rendono volgari le loro esistenze, privandole di quanto vi è di più nobile e di più santo, di più esaltante e consolante. E ti supplico anche per chi rischia di essere sottratto ad una speranza viva.