62ª GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI
Tema: “Pellegrini di speranza: il dono della vita”
11 Maggio 2025
«Suo popolo e gregge del suo pascolo»
INTRODUZIONE
G – Celebriamo la Quarta Domenica di Pasqua. La voce del buon Pastore ci convoca per celebrare la Liturgia pasquale nella quale ritroviamo la radice del nostro esistere e di ogni vocazione per la custodia e la crescita del gregge. Nella polifonia delle nostre voci risuona l’unica voce che fa dei molti un corpo solo. Gesù descrive a interlocutori forse increduli, come siamo spesso anche noi oggi, ciò che egli ha in serbo per le sue pecore, ossia per tutti coloro che ascolteranno la sua voce e accetteranno di seguirne le tracce. Il fatto di appartenere al pastore e di seguirlo diventa il presupposto per vivere con lui una straordinaria familiarità: siamo liberi e al sicuro, proprio perché il Pastore che ci guida ci conosce e dona la sua vita per noi. Disponiamoci ad accogliere il Signore Risorto, l’Agnello – buon Pastore, per essere pienamente inseriti nel suo progetto di salvezza. Ricordiamo che la celebrazione va vissuta intensamente partecipando ai canti con l’ausilio del libretto, alle risposte utilizzando il foglietto e ricordandosi di spegnere i cellulari.
PRESENTAZIONE DELLA PAROLA DI DIO
G – L’azione degli apostoli, pur osteggiata dai capi del popolo, non si può fermare. L’annuncio del Vangelo, infatti, è custodito dalla mano di colui che si è definito “pastore” e che accompagna il proprio gregge con fermezza e con amore.
PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Insieme con il pane, il vino e il gesto di solidarietà, Portiamo all’altare i nostri cuori e tutte le fatiche pastorali di ogni battezzato, perché trovino nel Risorto, buon Pastore, risposte e significato.
RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
G – La tua voce, Gesù, ci raggiunge nelle situazioni più disparate: nella routine della vita quotidiana come nell’imperversare della tempesta. Sta a noi identificarla, riconoscere il suo timbro, la sua vibrazione particolare e distinguerla tra tante altre voci che tentano di sovrapporsi, di coprirla. Del resto, se l’abbiamo percepita essa appare inconfondibile: è voce tenera, ma anche autorevole, è voce misericordiosa e al contempo esigente, è voce che invita a rompere gli indugi, ma anche a sostare, a fermarsi. Ed è così, Signore, che io mi sento conosciuto fin nel profondo. Non da uno sguardo che indaga, non da un occhio che giudica, perché tu hai compassione delle mie fragilità e ti offri sempre di risanarmi e rialzarmi. Per questo, Signore Gesù, voglio seguirti, mettere i miei passi sulle tue orme: perché so che mi aspetterai quando vedi che fatico ad andare avanti, mi incoraggerai quando rallento, mi prenderai sulle tue spalle quando sono debole o ferito.