Commento alla XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

Dalla pianta di fico imparate la parabola - il Dolomiti

– 14 novembre 2021 –

«Dalla pianta di fico imparate la parabola»

INTRODUZIONE

G. –  Celebriamo oggi la XXXIII domenica del Tempo Ordinario. Riconoscere il tempo della salvezza. Il cristiano sa che il Signore verrà e attende con fiducia il giorno in cui rivelerà la sua giustizia d’amore. Daniele (prima lettura) annuncia la risurrezione di coloro che dormono nella polvere della terra per il giudizio finale e la gloria con Dio. La Lettera agli Ebrei (seconda lettura) rivela che Cristo ha eliminato i peccati una volta per sempre, con l’unica offerta della sua vita, compiendo l’alleanza annunciata dai profeti. Il racconto di Marco, nel vangelo, narra l’ultimo discorso fatto da Gesù a Gerusalemme, in cui egli preannuncia ai discepoli la sua venuta finale come Figlio dell’uomo «con grande potenza e gloria». La sua venuta richiede vigilanza, attenzione, discernimento e impegno. Ogni giorno è decisivo per la salvezza: l’incertezza del “quando” sollecita un ascolto vivo della Parola e una custodia attenta della vita umana e del creato. Per il contenimento della diffusione del contagio del Covid-19 ricordiamo che l’accesso in chiesa è consentito solo nei posti a sedere indicati e con la mascherina ben posizionata sul volto per tutta la durata della celebrazione.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà presente in ogni negozio della Città offriamo a Dio consapevolezza che i poveri sono sempre con noi per farci crescere nell’amore di Dio che si dona sempre.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Dopo la triste esperienza del Coronavirus noi possiamo comprendere, Gesù, quanto è adombrato nelle tue parole, le immagini dell’angoscia e del disorientamento, quando si teme per la propria incolumità, quando si viene afferrati dalla paura del contagio, dell’isolamento, della sofferenza. In quei frangenti drammatici rischiamo veramente di lasciarci abbattere, di sprofondare in un cupo pessimismo, di farci ingoiare dalla depressione. Ed è proprio per questo che tu ci inviti a ritrovare la speranza, mettendo la nostra vita nelle tue mani. Qualunque cosa accada tu non ci abbandonerai: questa nostra storia intessuta di tribolazioni e di smarrimenti, di lacrime, di sudore e di sangue, tu la conduci verso il compimento. Non verso un gorgo oscuro, non verso una catastrofe prevista, ma verso quel mondo nuovo che tu hai annunciato e inaugurato con la tua morte e risurrezione. C’è un Venerdì santo in cui tutto sembra finito. Ma c’è un mattino di Pasqua in cui appare chiaramente che la vita è più forte della morte. E c’è una primavera segnalata dai germogli che spuntano nei punti più diversi della terra.