Commento alla III Domenica di Pasqua – Anno B

Il Risorto è lo stesso Gesù di Nazareth #pregolaParola

–  18 Aprile 2021 –

«Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro»

 

INTRODUZIONE

G. –  Celebriamo oggi la III domenica di Pasqua. La reale presenza del Risorto. Il brano tratto dal discorso di Pietro, presente negli Atti degli apostoli (prima lettura), sintetizza il cuore della verità cristiana: l’evento della risurrezione operato da Dio ha sconfitto la morte e l’«ignoranza» degli uomini e per questo dev’essere accolto nella fede e generare una vera conversione di vita. Come ci dice la seconda lettura, solo colui che davvero si converte e segue i «comandamenti» può testimoniare l’amore del Dio di Gesù Cristo e in lui abita la verità in pienezza. La vera origine di questa conversione, tuttavia, è solo la realtà della risurrezione, l’incontro autentico con il Risorto che, vincendo i nostri dubbi e le nostre paure, ci viene incontro, come ci racconta il vangelo, nella concretezza del suo corpo glorioso. Da lui riceviamo la vera «pace» che ci consola e il dono dello Spirito, che apre le nostre menti e ci permette di «comprendere le Scritture» e di testimoniare il compimento della salvezza di Dio. Per il contenimento della diffusione del contagio del Covid-19 ricordiamo che l’accesso in chiesa è consentito solo nei posti a sedere indicati e con la mascherina ben posizionata sul volto per tutta la durata della celebrazione.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà presente in ogni negozio della Città offriamo al Signore la vera presenza del Risorto che porta a vincere ogni ingiustizia e povertà.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Lo so, Gesù, c’è chi si illude di poter fare a meno delle Scritture ed esibisce una fede tutta d’un pezzo che rinuncia a comprendere, ad appoggiarsi su quella Parola, antica e sempre ricca di vitalità, che scava nel profondo e consente di entrare nel mistero della salvezza. Lo so, Gesù, c’è chi pretende di contare solo su stesso e si affida alle proprie congetture, ai propri ragionamenti e finisce col basarsi sulla propria immaginazione. Ma non è questa la fede adulta. C’è un disegno che richiede di essere esplorato con semplicità, un progetto che ci supera da ogni parte e ci costringe a fare i conti con la diversità di Dio, con ciò che lo caratterizza, con il suo stile di azione, spesso contrario alle nostre attese. C’è uno snodo determinante che non passa solo per la testa, che non chiama in causa unicamente la ragione, ma percorre l’esistenza personale, un’esperienza di morte e risurrezione che investe i nostri piani, le nostre scelte, i nostri comportamenti. Non si basa sulla nostra volontà, ma è un dono che consiste nel lasciarsi modellare gradualmente come la creta nelle mani del vasaio.