Commento alla III Domenica di Pasqua – Anno A

I discepoli di Emmaus - Antonio Ariberti

– 26 Aprile 2020 –

 «Mentre due discepoli erano in cammino verso Emmaus, Gesù in persona si avvicinò e camminava con loro…»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la III Domenica di Pasqua. Mostraci la via della vita. La risurrezione di Gesù è presentata in tutte e tre le letture: lo scopo è permettere agli uditori di comprendere in maniera adeguata l’evento Cristo. Pietro comunica ai fratelli ebrei come quanto avvenuto a Gesù di Nazareth sia stato prestabilito da Dio stesso, ricordando i dettagli più importanti della sua vita. Chiamando in causa il patriarca Davide, l’apostolo rende dunque concreta questa prescienza divina, affermando che proprio il re fu profeta in relazione allo stesso Gesù. L’importanza della fede, ora possibile per mezzo della morte del Cristo. È infatti grazie al sangue prezioso di questi, agnello senza macchia né difetti, che gli uomini possono credere in Dio e quindi sperare rivolgendosi al Padre, il quale ha mostrato, con la morte del Figlio, il suo eterno amore per l’uomo, amore che richiede la responsabilità di vivere nel timore di Dio, mentre ancora si vive questa vita terrena. In osservanza alle disposizioni Governative e dei Vescovi italiani per il contenimento del COVID-19 (Coronavirus) la celebrazione di questa messa viene fatta in assenza di popolo e trasmessa in diretta tramite i social. Si chiede a quanti vi prenderanno parte di predisporsi spiritualmente creando il giusto clima di preghiera e di comunione spirituale.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino e i cesti della solidarietà presenti per tutta la Città raccogliamo e offriamo al Signore i frutti dell’amore condiviso.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Non è facile, Gesù, farsi una ragione e comprendere ciò che ti è accaduto: gli avvenimenti dolorosi della tua cattura, condanna ed esecuzione sulla croce sono piombati addosso ai discepoli lasciandoli sgomenti e disorientati. Ecco perché i due se ne tornano ad Emmaus, il loro villaggio: dopo la tua morte non ha alcun senso fermarsi ancora a Gerusalemme. La speranza da te suscitata nei loro cuori si è dissolta come neve al sole ed in bocca è rimasto solo l’amaro per una vicenda che non doveva finire così. Ma come spiegarsi che il Figlio di Dio sia caduto nelle mani dei suoi avversari e che sia stato giustiziato tra due malfattori? Dove trovare un appiglio per capire una missione finita così tragicamente e dopo sofferenze inaudite? Dopo averli ascoltati, sei tu, Gesù, a prendere la parola e a fornire le tracce del progetto di Dio che si è realizzato in un modo così imprevisto e scandaloso. Sì, tu sei venuto come un Servo che è disposto a soffrire per tutti, non come un padrone che chiede ai suoi servi di essere pronti a dare la vita per lui. Sei venuto non col cipiglio severo del giudice, ma nella mitezza e nella misericordia e proprio perché hai amato fino in fondo, hai accettato anche di esporre la tua vita, di offrirla, di donarla, di spezzarla per l’umanità.