Commento alla II Domenica di Pasqua – Anno A

Monastero di Bose - Essere visti ed essere toccati

– 19 Aprile 2020 –

 «Tommaso non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la II domenica di Pasqua. Beati coloro che credono. La vita all’interno della prima comunità cristiana mostra come la perseveranza sia la base di una convivenza possibile e fruttuosa. La prima lettura cerca proprio di trasmettere la capacità dei membri della comunità di restare saldi a quelle che sono le dinamiche vive in grado di permettere a ogni uomo di essere salvo. Il mettere tutto in comune e lo spezzare del pane che ricorda la totale donazione del Signore consegnano al lettore il modello di vita comunitario autentico. La seconda lettura pone l’accento sul fatto che, nonostante la vita comunitaria su questa terra possa sembrare faticosa e ricca di prove, la speranza alla quale Dio ci ha rigenerati concede di raggiungere l’eredità da lui stesso promessa, celeste, per ciò incorruttibile, della salvezza eterna. L’amore e la fede che comincia qui permetteranno all’uomo di salvare la sua anima. In osservanza alle disposizioni Governative e dei Vescovi italiani per il contenimento del COVID-19 (Coronavirus) la celebrazione di questa messa viene fatta in assenza di popolo e trasmessa in diretta tramite i social. Si chiede a quanti vi prenderanno parte di predisporsi spiritualmente creando il giusto clima di preghiera e di comunione spirituale.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà distribuiti in tutta la città e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la forza che vince il buio di questo tempo.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Tommaso mi è simpatico, Gesù, perché mi obbliga a fare i conti con i dubbi e le difficoltà della fede. E incarna la necessità di una ricerca, di una fatica e di una lotta interiore. La gioia degli altri apostoli contrasta un poco con il suo bisogno di vedere e di toccare per credere. In effetti ognuno di noi si porta dietro il sogno di poter fare quello che ha chiesto Tommaso, anche se l’averti visto sembra abbia fugato ogni ostacolo. Tu, Gesù, a scanso di equivoci, dichiari beati quelli come noi che «non hanno visto e hanno creduto», quelli che hanno fatto a meno di prove tangibili, di segni miracolosi. Grazie, Gesù, per la tua stima che ci rincuora quando vacilliamo, grazie perché non ignori quanto sia difficile credere in alcune circostanze particolari. Ma grazie soprattutto perché chiami beatitudine ciò che mi sembra solo fatica e mi inviti ad andare al cuore del mio rapporto con te. Quando esigo la prova del nove, il segno indubitabile della tua presenza, tu mi chiedi di affidarmi, di abbandonarmi a te con semplicità e mi fai vedere la bellezza profonda del tuo amore meraviglioso.