Commento alla III Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

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– 25 Gennaio 2020 –

 «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la terza domenica del tempo ordinario. Il Cristo luce che chiama e converte. Dio ha sempre voglia di scendere dal cielo e di passare nelle nostre strade, tra la nostra vita e chiamarla a salvezza. L’annuncio che risuona, oggi, nella liturgia, è forte e, al contempo, “buono”. È Vangelo, cioè buona notizia del Regno che si fa vicino, non si difende dall’uomo, lo cerca, va a prenderlo. Chiede da parte nostra disponibilità e sequela. Insieme con il Maestro anche il difficile diventa possibile. Al centro della riflessione le due delle dodici tribù del nord d’Israele, Zabulon e Neftali. Esse sono state umiliate, ma il loro futuro è pieno di gloria. Dio c’è sia nel momento dell’annientamento, sia in quello della risurrezione. Ed è significativo che la potenza del Dio che ama e salva diventi, al contempo, la speranza di un popolo che si rianima e dalle tenebre passa alla luce, riprende a camminare. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari, di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro. Per motivi di sicurezza si ricorda anche di non fermarsi nei pressi delle vie di entrata e di fuga ma di occupare i posti disponibili partendo dalle prime file vicino all’altare.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la certezza di non essere mai soli.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – La tua missione, Gesù, comincia a partire dalle periferie della storia, da quella Galilea che ne ha viste di tutti i colori: terra di passaggio e di scontri, terra di migrazioni e di mescolanze. Proprio lì, in una regione tormentata tu prendi la parola per annunciare una stagione nuova di consolazione e di speranza. Porti un Vangelo, una buona notizia, a tutti quelli che vivono nello sconforto e nello smarrimento, sotto una pesante cappa di oppressione, umiliati, asserviti e privi di futuro. Non ti limiti a regalare delle parole, ma strappi al potere del male, alla malattia, a situazioni dolorose, al peccato. Chiedi, però, la disponibilità ad accogliere un progetto nuovo, il regno di Dio, e a convogliare verso la sua realizzazione tutte le proprie energie di mente, di cuore, di volontà. Attraverso di te, infatti, Dio si rende presente e agisce per liberare e salvare. Chi non si accontenta del presente, chi continua a credere nelle promesse pervenute attraverso i profeti, chi confida in Colui che fin dall’inizio ha preso a cuore la sorte dei miseri, può affidarti la propria esistenza, sicuro di averla riposta in buone mani. Le tue mani, Gesù, infatti, sono colme di compassione e di misericordia.