Battezzati e inviati: Una catechesi per restare nella Comunità

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Se nel precedente articolo si sottolineava l’importanza della formazione perché “Cristiani non si nasce, lo si diventa”, ora vogliamo riflettere sul tema che Papa Francesco ha scelto per l’ottobre missionario: ESSERE BATTEZZATI ED INVIATI. Il Santo Battesimo che tutti riceviamo da bambini ci permette di entrare a far parte della grande famiglia che è la Chiesa e liberandoci dal peccato originale (che noi abbiamo “contratto” e non “commesso”), veniamo rivestiti della nuova grazia. Infatti chi viene battezzato è immerso nella morte di Cristo e risorge con lui come “nuova creatura” (2Cor 5,17), viene rigenerato nello Spirito Santo (Tt 3,5), e illuminato, perché il battezzato diventa “figlio della luce” (Ef 5,8). In questa prima fase sono i genitori che si assumono la responsabilità di far crescere i propri figli secondo la fede cristiana, con l’aiuto poi dei sacerdoti e dei catechisti a ricevere i Sacramenti per essere sempre ricolmi della grazia che viene da Dio. Con i tre Sacramenti dell’iniziazione cristiana: BATTESIMO, CRESIMA, EUCARISTIA, ogni battezzato prende coscienza della fede e si assume in prima persona la responsabilità a vivere secondo il Vangelo. Ma cosa succede dopo aver ricevuto i Sacramenti? Piuttosto che continuare ed essere testimoni della bella notizia che Gesù ci ha annunciato, abbandoniamo quella grande famiglia (la chiesa) che ci aveva accolti nel giorno del Battesimo, accantoniamo il Signore come se non esistesse, lo cerchiamo solo quando ne abbiamo voglia o addirittura ci allontaniamo al punto tale da voler essere cancellati dal registro dei battezzati, dimenticando che il sigillo dello Spirito con cui veniamo unti nel Battesimo e nella Cresima è indelebile. Così il messaggio di Gesù ai suoi apostoli: “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutte le cose che vi ho comandato” (Mt 18, 19-20), viene accantonato e dimenticato, perché scegliamo di vivere l’accattivante consumismo che ci fa diventare schiavi dell’indifferenza. Allora cosa dobbiamo recuperare? Innanzitutto la consapevolezza che se genitori cristiani, dobbiamo dare sempre l’esempio ai nostri figli e non lasciarci mai abbagliare da ciò che luccica ma solo da ciò che illumina; il valore della sobrietà, ossia il sapersi fermare per dare spazio all’ascolto e all’accoglienza; la solidarietà, perché ci siamo assuefatti al male senza più indignarci; il bene comune, perché siamo sempre più egoisti; l’uguaglianza, affinché ognuno riceva il suo; il ritornare all’essenziale, senza riempire i vuoti interiori con i tanti surrogati che il mondo ci propone. Dobbiamo recuperare l’amore del Dio Padre, che per non perdere la sua creatura l’ha amata al punto tale da donare il figlio Gesù, recuperare l’amore del Dio Figlio, che volontariamente si è fatto inchiodare alla croce scendendo anche negli inferi e salvare ogni uomo, recuperare l’amore del Dio Spirito, che vivifica e santifica continuamente la Chiesa con i suoi doni e le dà sempre nuova linfa e nuova freschezza. Solo così ogni battezzato si può sentire investito della responsabilità di annunciare ad ogni creatura che Cristo è Nato, Morto ed è Risorto ed il Natale che celebriamo ogni anno acquisterà senso, perché consapevoli di attendere il ritorno di Gesù non come un bambino piccolo e indifeso nato in una stalla, ma come un Re che verrà nella gloria per donare ad ogni uomo la salvezza e la vita eterna.

                                                                                                                                         LETIZIA FERRARA