Commento alla IV Domenica di Pasqua – Anno C

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– 12 maggio 2019 –

 «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono»

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la IV Domenica di Pasqua. Identificandosi con il “pastore” preannunciato dal profeta Ezechiele e atteso dal messianismo ebraico, Gesù afferma di essere lui il pastore pro-messo, che in nome di Dio ha il compito di prendersi cura personalmente del suo popolo. E descrive, a interlocutori forse increduli come siamo spes-so anche noi oggi, ciò che egli ha in serbo per le sue pecore, ossia per tutti coloro che ascolteranno la sua voce e accetteranno di seguirne le tracce. Il fatto di appartenere al pastore e di seguirlo diventa il presupposto per vivere con lui una straordinaria familiarità: siamo liberi e al sicu-ro, proprio perché il Pastore che ci guida ci conosce e dona la sua vita per noi. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la fiducia nel seguire la sua Parola.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Hai evocato la figura del pastore, Gesù, per rivelarci più facilmente la tua identità. Tu ci vuoi bene, non sei un mercenario, uno che non vuol rischiare più di tanto,non intende esporsi al pericolo perché le pecore non gli appartengono. Tu ci vuoi bene al punto di dare la tua vita pur di strapparci al potere del male e del peccato, pur di farci conoscere una libertà autentica. Tu ci conosci uno per uno, con i nostri slanci e i nostri dubbi, le nostre fragilità e le nostre risorse. Ai tuoi occhi, Gesù, non siamo una massa indistinta di persone. No, tu vedi nel profondo del cuore, nulla ti è ignoto dei nostri pensieri. L’immagine del pastore, Gesù, in fondo getta una luce nuova sul nostro rapporto con te. Si tratta di una relazione originale che passa attraverso una voce, una voce che distinguiamo tra mille perché è la tua, la voce del pastore, ed è un’esperienza unica sentirsi chiamare per nome. Proprio per questo siamo disposti a seguirti, dal momento che ci fidiamo di te, della tua saggezza e del tuo amore e, in fondo, venendoti dietro, ti affidiamo la nostra esistenza.