Commento alla XXIV Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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– 16 Settembre 2018 –

 «… Gesù domandava ai suoi discepoli:«Ma voi, chi dite che io sia?»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XXIV Domenica del Tempo Ordinario. La liturgia di oggi ci pone di fronte a Gesù «Messia sofferente», che fin dall’inizio e anche oggi rimane “follia” e “scandalo” per molti. Il “Cristo” del Calvario, nel quale soltanto tuttavia c’è salvezza, resta il grande mistero dell’esperienza cristiana. Questa sua “croce” però, paradossalmente, parla di amore e non di odio, e perciò parla anche a noi di speranza e non di disperazione. Il grande mistero della salvezza dell’umano e del mondo non passa attraverso la logica del potere di dominio e sfruttamento, ma attraverso il dono della vita: questo ha inteso Gesù con l’annuncio del “regno di Dio” in cui la storia del mondo va trasformata. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la forza di riconoscerlo nei poveri e negli ultimi.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Lo ammetto: è un duro colpo per chi sogna orizzonti di gloria e già assapora il gusto del potere, di un posto ragguardevole negli assetti nuovi che Dio prepara. Ti hanno ascoltato, Gesù, con fedeltà ed attenzione: nessuno parla come te, nessuno sa scrutare le profondità dei cuori e scandagliare le pieghe dell’anima come tu dimostri di fare in qualsiasi frangente. Ti hanno visto in azione e si sono rallegrati dei gesti di misericordia e di liberazione. Sono stati colpiti dalla tua capacità di sanare situazioni impossibili: hai ridonato la vista ai ciechi, hai fatto camminare i paralitici, hai guarito i lebbrosi, hai fatto parlare i muti e dischiuso gli orecchi dei sordi. Perché dovrebbero giudicarti e condannarti? Chi avrebbe il coraggio di porre fine alla tua esistenza benefica, sorgente di speranza per tanti poveri? Chi riuscirebbe ad avere la meglio su di te, che sei il Figlio di Dio? Ecco perché, a partire da Pietro, giudichiamo sgradevoli le tue parole, fuorvianti i tuoi annunci della passione. Come potremmo accettare che Dio permetta che il suo Figlio possa soffrire e morire?