Commento alla XIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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– 1 Luglio 2018 –

 Prese la mano della bambina e le disse: «… alzati!»

 

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XIII domenica del tempo ordinario. L’istintiva paura delle “tenebre” richiama la nostra mortalità, la precarietà e la fragilità di un’esistenza che sperimenta il limite. Di fronte a questo dato molti provano smarrimento e angoscia. Dove trovare il coraggio di vivere? Chi ci aiuta a vivere? La fede cristiana giudica ogni realtà, dunque anche il percorso di vita, alla luce di una promessa che noi sentiamo annunciata nella risurrezione di Gesù: Dio non ha creato la morte, poiché egli ama la sua creazione. L’amore vero, ogni amore vero, vuole eternità. Questa visione di fede non è una risposta semplicemente consolatoria, ma genera una speranza, la quale è virtù, ossia forza che orienta a una visione ottimistica di tutto il nostro cammino terreno. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la generosità del cuore.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Tu, Gesù, compi un gesto semplice: prendi per mano la fanciulla per farla uscire dalla morte, per richiamarla a questa vita, per rimetterla in piedi. È un gesto che non ha nulla di misterioso, di strano, di esoterico: un’azione comune che tanti genitori compiono quando il loro figlio muove i primi passi, quando è caduto per terra e non riesce ad alzarsi da solo, con le sue forze… E tuttavia è proprio così che tu riveli la tua missione. Sì, tu sei venuto proprio per questo. Ci sono tante situazioni, e non solo legate alla malattia, che ci buttano per terra: l’angoscia e la paura, la solitudine e quel gusto amaro che ci lascia la nostra inadeguatezza, i nostri piccoli e grandi fallimenti, la nostra fragilità e i nostri limiti, la sensazione di aver sbagliato tutto. Tu non ci abbandoni alla nostra debolezza, tu ti accosti a noi, ci stai accanto, dopo averci liberati dallo strepito inutile, dal dolore scomposto. Ci prendi per mano con dolcezza, con la determinazione del tuo amore e ci rimetti in piedi.