Solennità di Cristo Re dell’Universo – Anno C

Domenica 20 Novembre  2016

« … Dopo che ebbero crocifisso Gesù, il popolo stava a vedere»

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la solennità di Cristo Re dell’Universo. Regnare con Cristo nella giustizia e nell’amore è il mandato della liturgia odierna a conclusione dell’anno liturgico: Cristo appare come signore della pace e dell’unità nel popolo di Dio, principio di riconciliazione con Dio e tra di noi. Un re venuto a servire, dunque, e a trasformare l’umanità attraverso la misericordia e il perdono. L’umanità sarà resa nuova se accoglierà e diffonderà il suo perdono, senza ripiegarsi continuamente e orgogliosamente su se stessa e su logiche di dominio e di oppressione. Cristo offre la possibilità di far parte di una umanità nuova e liberata dalle sue alienazioni a tutti, buoni e malvagi: tutti possono essere convertiti dal suo amore accolto e vissuto. Il Vangelo ci pone davanti alla scena del calvario: «oggi sarai con me nel paradiso» è la promessa di Gesù al “buon ladrone”, uno dei malfattori condannato a morte accanto a lui. La promessa esprime con il linguaggio delle immagini il contenuto della regalità di Cristo. Con il dono della sua vita egli apre le porte della vita eterna in Dio. Come sempre ricordiamo l’educazione di spegnere i cellulari, di partecipare alla preghiera anche con i canti e di non parlare durante la celebrazione.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la nostra volontà a vincere le varie povertà.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Anche lui, Gesù, è stato appeso ad una croce, condannato a morire come te, in modo straziante, sulla collina delle esecuzioni. E, bloccato al legno del supplizio, è testimone degli insulti e degli scherni dei capi del popolo e dei soldati. Ma non può tollerare che un altro condannato si rivolga a te per dileggiarti. Misura bene la distanza che ti separa da chi ti hanno messo accanto e ammette senza reticenze di essersi meritato la sua pena. Riconosce anche la tua innocenza, l’azione ingiusta e violenta con cui ti strappano la vita. E allora non gli resta che affidarsi a te, in un sussulto di verità, in un abbandono pieno di fiducia, in uno slancio colmo di speranza. Non ha diritti da accampare, meriti da far valere ai tuoi occhi e ha la coscienza terribile della sua responsabilità, di aver rovinato la sua esistenza. Ma avverte anche, dal tuo comportamento, che il tuo amore è più forte dei suoi sbagli, dei suoi peccati. “Ricòrdati di me…”, poche parole pronunciate come in un soffio, parole raccolte dalla tua misericordia che a dispetto di tutto fa di lui il primo cittadino del Paradiso.