Commento alla XXI Domenica del Tempo Ordinario – Anno C

Domenica 21 Agosto 2016

 « Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XXI Domenica del Tempo Ordinario. Il richiamo alla “porta stretta”, presente nel vangelo odierno, non deve scoraggiare, ma aiutare a prendere consapevolezza del limite che contrassegna il nostro cammino verso la pienezza della vita: esso è metafora che si fa invito a cogliere tutte le occasioni e le opportunità per aderire all’offerta da parte di Dio. Dio si rivela come la forza che permette di affrontare la vita: la sua destra è garanzia di salvezza. Chi si affida a lui sa che Dio non abbandonerà l’opera delle sue mani. Il credente sa però anche che di fronte a Dio non può essere che umile: nessuna pretesa, nessuna arroganza. Di fronte a Dio non abbiamo motivi per insuperbirci. Egli rivela la sua gloria risollevando il servo che confida in lui e guidando il suo cammino. L’invito a far parte del regno di Dio è rivolto a tutti, ma il vangelo di Luca richiama i discepoli di Gesù alla loro responsabilità: il regno di Dio è simboleggiato da un banchetto, una opportunità di incontro e di comunione, ma questa opportunità va accolta e vissuta in tutte le sue dimensioni. È un dono, e richiede umiltà, l’umiltà delle condizioni necessarie al banchetto: la comunione di mensa, infatti, rivela il volto di chi ci sta vicino, e anche delle sue necessità. Come sempre ricordiamo l’educazione di spegnere i cellulari, di partecipare alla preghiera anche con i canti e di non parlare durante la celebrazione.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la forza con cui superiamo tutte le difficoltà della vita.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – L’averti ascoltato e applaudito, le dimostrazioni del nostro entusiasmo per te non contano nulla, Gesù, se la tua parola non ha portato in noi un frutto abbondante di opere buone. L’aver partecipato alla tua tavola, l’esserci cibati del tuo Corpo, tutto questo non costituisce il biglietto d’ingresso nel tuo Regno se non ci siamo lasciati trasformare dal tuo Vangelo e lo abbiamo mostrato con i gesti dell’amore e della misericordia, della compassione e della solidarietà. Al tuo discepolo tu chiedi qualcosa di estremamente concreto, la prova dei fatti. Fatti che dimostrano di aver preso sul serio il tuo invito alla mitezza e alla benevolenza, la tua domanda di tenerezza e di generosità, senza alcuna mira di ridurre gli altri a strumenti del proprio volere, ma mettendosi piuttosto al loro servizio, sapendo che c’è più gioia nel dare che nel ricevere e che la vera grandezza consiste nell’essere l’ultimo, non il primo. Ma al tuo discepolo tu offri anche la gioia impareggiabile di essere rigenerato nel profondo, proprio da questo passaggio attraverso la porta stretta, dal varco che tu hai aperto per quanti, vicini o lontani, vogliono seguirti.