Commento alla XIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

28 Giugno 2015

Fa’ che non temiamo la povertà e la croce,
per portare ai nostri fratelli il lieto annunzio della vita nuova

INTRODUZIONE
G – Celebriamo la XIII Domenica del Tempo Ordinario. La Liturgia esprime oggi un inno alla vita e un forte richiamo alla fede nell’immortalità. Dio stesso si presenta come il Signore della vita. La morte, per chi crede, non è la fine di tutto, bensì il “passaggio” alla vita che non ha fine. Gesù ci esorta ad avere fede in lui, che è passato nel mondo facendo del bene e donando guarigione e vita a tutti coloro che lo hanno riconosciuto come Dio e, in nome suo, hanno sperato contro ogni speranza. Anche a noi egli dice: “Alzati!”, invitandoci a lasciare tutto alle nostre spalle per seguirlo sulla strada dell’amore verso i fratelli, a contemplarlo nella vita eterna. Accogliamo il dono della vita che ci viene dall’Eucaristia. Come sempre ricordiamo l’educazione di spegnere i cellulari, la necessità di non fermarsi all’ingresso della chiesa occupando tutti i posti disponibili e la coerenza di non parlare durante il rito bensì di partecipare alla preghiera.

PRESENTAZIONE DEI DONI
G – Con il pane, il vino, il cesto di solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini presentiamo al Signore le nostre sofferenze e le nostre stanchezze, perché egli ci sollevi e ci rialzi.

RINGRAZIAMENTO ALLA COMUNIONE
G – Neanche la morte, Gesù, può resistere alla forza del tuo amore: per questo chiedi a quel padre di continuare ad aver fiducia in te. Sì, perché è questa fiducia che permette alla tua compassione di agire senza ostacoli. Davanti alla morte, è vero, noi rischiamo di chinare il capo quasi che il suo potere sia ineluttabile, quasi che sia lei a pronunciare l’ultima parola su di noi, sulla nostra esistenza. E, invece, tu ci mostri come solo a te spetti la parola decisiva, la parola che può strappare all’abisso del nulla e far approdare ad una vita che ha il sapore e la pienezza dell’eternità. Tu richiamerai alla vita altre persone, il giovane figlio della vedova di Naim e Lazzaro, il tuo amico, già da quattro giorni nel sepolcro. Ma tutti questi gesti sono solo un anticipo della lotta che sosterrai contro la morte quando la affronterai a mani nude, percorrendo la strada dolorosa della passione, quando sarai inchiodato ad una croce. È in quel frangente che le assesterai il colpo definitivo, sconfiggendola una volta per tutte e risorgendo nella gloria di Dio.

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