Programma Febbraio 2013

febbraio2013

Carissimi,

da pochissimo è trascorso il tempo di Natale e, neanche a dirlo, già ci troviamo alle soglie di un altro grande impegno: la Quaresima. Quest’anno la vivremo all’insegna della nostra riflessione sulla Fede e in compagnia di una bellissima figura biblica: Abramo. L’affermazione “Io credo in Dio”, con cui si apre la nostra riflessione, è “fondamentale” ed “apparentemente semplice nella sua essenzialità”, tuttavia “apre all’infinito mondo del rapporto con il Signore e con il suo mistero”. Credere in Dio, ricorda anche il Papa, “implica adesione a Lui, accoglienza della sua Parola e obbedienza gioiosa alla sua rivelazione”. L’ascolto della Parola ha, come principale riferimento, la Sacra Scrittura, in cui “la Parola di Dio si fa udibile per noi e alimenta la nostra vita di ‘amici’ di Dio”. Tutta la Bibbia è piena di “luminose figure” che si sono affidati al Signore, “fino alla pienezza della rivelazione nel Signore Gesù”. Nella Lettera agli Ebrei, San Paolo afferma: “La fede è fondamento di ciò che si spera e prova di ciò che non si vede” (Eb 11,1). Gli occhi della fede sono capaci di “vedere l’invisibile” e chi crede “può sperare oltre ogni speranza”. La figura di Abramo, rievocata da San Paolo, è l’emblema di colui che obbedisce a Dio, abbandonando tutto quello che ha, anche senza sapere nulla di ciò che lo aspetta. Il suo è “un cammino che chiede un’obbedienza e una fiducia radicali, a cui solo la fede consente di accedere”.

Il viaggio di Abramo verso l’ignoto è però “rischiarato dalla luce di una promessa” e di una futura “vita in pienezza” (cfr. Gen 12,2-3). La benedizione che Dio trasmette al patriarca “si manifesta innanzitutto nella fecondità, in una vita che si moltiplica, passando di generazione in generazione”. La benedizione è inoltre collegata alla “esperienza del possesso di una terra, di un luogo stabile in cui vivere e crescere in libertà e sicurezza, temendo Dio e costruendo una società di uomini fedeli all’Alleanza”. Tuttavia nella nuova terra che Dio gli dona, Abramo “è uno straniero e tale resterà sempre, con tutto ciò che questo comporta: non avere mire di possesso, sentire sempre la propria povertà, vedere tutto come dono”. Una condizione che lo accomuna a “chi accetta di seguire Cristo”, partendo anch’egli verso una destinazione ignota. Il cammino che attende Abramo è “paradossale”. Egli viene infatti benedetto ma senza ricevere i “segni visibili della benedizione”. In definitiva egli è benedetto perché “nella fede, sa discernere la benedizione divina andando al di là delle apparenze, confidando nella presenza di Dio anche quando le sue vie gli appaiono misteriose”. Credere in Dio significa affidarsi totalmente a Lui, non dedicandogli soltanto i “momenti di difficoltà” o “qualche momento della giornata o della settimana”, ma lasciando che la Sua Parola orienti ogni giorno la nostra vita, “nelle scelte concrete, senza paura di perdere qualcosa di noi stessi”. La fede, carissimi amici, ci deve aiutare anche a passare dal praticismo rubricale alla scelta di Dio in toto. Ricordiamoci allora di riscoprire il sacramento della confessione, la preghiera personale e comunitaria, la celebrazione Eucaristica domenicale che non deve mancare mai, impegniamoci realmente a realizzare il nostro essere in Dio amore. Mi raccomando soprattutto a chi è totalmente lontano, Abramo ci insegna tanto non lasciamo cadere il suo esempio.

Buon cammino quaresimale,

vostro don Francesco

 


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