Commento alla II Domenica di Pasqua – Anno C

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– 27 Aprile 2019 –

 Disse a Tommaso. «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani…»

 

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la II Domenica di Pasqua. Nella Pasqua di risurrezione Gesù rappresenta per l’umanità l’anticipo della venuta finale del Figlio dell’uomo nell’ultimo giorno. Per questo viene riconosciuto dai credenti in lui come il principio e la fine della storia, il sen-so dell’esistenza personale e comunitaria. Il Risorto è capace di raggiun-gere la sua comunità anche quando essa vive rinchiusa in se stessa, come i discepoli di cui parla il vangelo odierno, quando vinti dalla paura tendono a mettersi sulla difensiva. Ponendosi in mezzo a loro, Gesù ridona speranza e apre alla vita. Nel vangelo Gesù, che appare ai discepoli e a Tommaso, mostrando lo-ro i segni dell’amore li riconcilia con lo scandalo della croce. Essi superano allora la paura e l’isolamento, pronti alla missione e ad una visione della vita dal respiro e dagli orizzonti più vasti. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la luce dell’amore che vince il buio dell’egoismo.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Vedere e toccare: ecco, Signore Gesù, la condizione posta da Tommaso. Vedere e toccare per arrivare a credere che tu sei risorto, vedere e toccare per avere la prova che sei veramente tu, quello che hanno ingiustamente inchiodato ad una croce. Vedere e toccare per essere sicuro che non si tratta di un abbaglio, che non andrà incontro ad un’altra cocente delusione. Quanti uomini e quante donne, Gesù, cercano la stessa cosa: sono disposti a fidarsi di te, ma invocano un segno tangibile che, a parer loro, fuga ogni dubbio. Ma Tommaso è il primo a scoprire che al piano di Dio non si aderisce dopo un calcolo ponderato dei pro e dei contro, delle ragioni e delle perplessità. La fede in te è un abbandono del cuore e dell’anima, di tutta l’esistenza, a te che non coincidi con le nostre immagini, con i nostri sogni e le nostre attese, ma ci sorprendi continuamente con la tua parola e le tue scelte, con i tuoi segni ed il tuo amore. Donami, Gesù, di giungere alla fede come Tommaso e di proclamare che tu sei il “mio Signore” e il “mio Dio”.