Commento alla III Domenica di Avvento – Anno C

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– 16 Dicembre 2018 –

 «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha…»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la III domenica di Avvento. Il cambiamento a cui Giovanni invita esige una svolta seria nel proprio stile di vita, una svolta che può portare una gioia autentica perché l’esistenza riceve un significato nuovo e pieno: questo, però, è possibile se si riesce ad andare oltre la superficie per scoprire l’essenziale. Sobrietà ed essenzialità possono creare quel clima di vera gioia poiché spogliano il cuore da inutili attaccamenti e da passioni smodate, rendendolo invece più attento alle suggestioni che provengono dall’ascolto della parola di Dio. Il gruppo della Comunione porta all’altare la terza candela per la corona dell’Avvento e ci invita a riflettere su cosa bisogna far per avere un cuore pieno di gioia e come cambiare la propria vita. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la capacità di non chiuderci nell’egoismo.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Gesù, quella domanda che rivolgono al Battista ci mostra quanto abbiano preso sul serio la sua parola, il suo grido. La loro non è un’emozione epidermica, non sono afferrati da un sentimento passeggero: vogliono passare ai fatti, manifestare concretamente la disponibilità a cambiare, a mutare comportamento. E la risposta, ancora una volta, non manca di sorprenderci. In effetti per Giovanni la conversione passa attraverso la solidarietà: donare qualcosa di proprio a chi manca del necessario, non rimanere tenacemente attaccati a quello che si possiede quando c’è qualcuno privo di cibo o di vestiti. E poi la giustizia, l’onestà, il rispetto della legalità, che è rinuncia alla cupidigia, alla voglia di accumulare ricchezza alle spalle degli sprovveduti di turno, dei poveri che possono essere facilmente ingannati e derubati. E infine l’astensione da ogni violenza, da ogni sopruso reso possibile quando si approfitta del proprio posto, del proprio ruolo, del potere che si ha per fare i propri interessi. Sì, a distanza di duemila anni, la conversione passa esattamente per la stessa strada.