Commento alla XXVII Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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– 07 ottobre 2018 –

 «Chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XXVII Domenica del Tempo Ordinario. L’amore è il “segno” di Dio nella storia dell’umanità. La chiesa lo ha elevato alla dignità di “sacramento” nella forma della comunione di vita tra gli sposi, a fondamento della famiglia. Sacramento vuol dire “segno efficace” e visibile della presenza di Dio, per costruire una storia di comunione, in alternativa ad una storia di conflitti e di odio. L’amore reciproco diventa così il segno più elevato della libertà umana messa al servizio della comunità degli uomini: l’amore che vuole la vita, non la morte, degli altri, perciò l’amore come fonte e garanzia di eternità. Anche la risurrezione di Gesù è opera dell’amore del Padre: così anche la speranza della nostra personale risurrezione è fondata sullo stesso amore divino, del quale siamo chiamati a dare testimonianza. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la ricchezza dei cuori.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Uomini e donne siamo persone fragili, Gesù, ed è per questo che spesso ci lasciamo fuorviare e suggestionare al punto di venir meno alla parola data, di tradire la persona a cui avevamo promesso amore e sostegno per tutta la vita, fino ad abbandonare i propri figli, sedotti da chimere di libertà e di felicità. Uomini e donne viviamo in un’epoca che accetta un egoismo spudorato, che giustifica ogni bisogno di autoaffermazione ed esclude in modo virulento la necessità di sacrificarsi, di morire a se stessi, per essere in grado di amare veramente. Sembra che ogni cosa debba necessariamente sottomettersi al capriccio e alle voglie di individui rimasti eterni adolescenti. Sembra che la fedeltà sia un bene offerto a tempo determinato e non la base solida di una relazione coniugale, il fondamento che assicura un affetto che è per sempre e che mette al centro della propria vita una persona unica perché scelta come coniuge. Tu, Gesù, non emetti sentenze di condanna, ma non accetti neppure che si faccia di ogni erba un fascio, nel nome della fatalità e della precarietà dei sentimenti. Tu ci ricordi il progetto di Dio: la grandezza e la bellezza di un amore che sfida il tempo perché cementato dalla sua azione irreversibile.