Commento alla Solennità dell’Assunta – Anno B

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Mercoledì 15 agosto 2018

«Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la Festa dell’Assunzione di Maria al Cielo. La liturgia celebra oggi in Maria la creatura che ha raggiunto la pienezza della salvezza. Lei diventa così immagine della Chiesa, la comunità dei salvati: indica a tutti noi la meta a cui tendere e in cui sperare, la meta della trasfigurazione di tutto il nostro essere, anima e corpo, la risurrezione ad opera dello Spirito di Dio. La salvezza, nel linguaggio della fede cristiana, consiste infatti nella risurrezione dei corpi e nella creazione nuova. Nell’eucaristia i credenti in Cristo sperimentano già ora, sacramentalmente, questo rinnovamento della vita che troverà compimento alla fine dei giorni terreni, e che in Maria contempliamo già attuato. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della generosità e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore l’amore che diventa attenzione concreta all’altro.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – La tua preghiera, Maria, è un poderoso cantico di lode in cui si ritrovano tutti i poveri che si sono affidati a Dio e riconoscono di non essere stati delusi. Dio va al di là di ogni nostra attesa, Dio entra in questa storia e produce una trasformazione radicale, un autentico capovolgimento. Gli umili, coloro che non contano e sono sempre costretti ad ubbidire, li innalza e dà loro potere, mentre i superbi e i potenti sperimentano l’umiliazione e l’abbassamento e vedono i loro progetti andare in frantumi. Gli affamati e tutti quelli che patiscono a causa della miseria e della penuria si trovano con le mani colme di ogni bene, mentre i ricchi se ne tornano a casa senza nulla. Permetti, Maria, che anche noi dunque ci associamo al tuo rendimento di grazie. In te noi vediamo realizzarsi le antiche promesse fatte ad Abramo, promesse che Dio non ha mai rinnegato. In te noi contempliamo il destino di gloria e di risurrezione che ci attende. In te ci appare tutta la bontà e la misericordia di Dio che prende a cuore la sorte degli abbandonati e degli emarginati. E con te noi celebriamo un amore che continua a sorprenderci, a spiazzarci, perché realizza l’impensabile e l’inatteso.