Commento alla VI Domenica del Tempo Ordinario – Anno B

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– 11 Febbraio 2018 –

 «Venne da Gesù un lebbroso,  che lo supplicava in ginocchio…».

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la VI domenica del tempo ordinario. Anche la liturgia di questa domenica, come la precedente, intende far prendere coscienza della potenza salvifica presente in Gesù, nella sua parola e nella sua azione liberatrice dal male. Il richiamo alla lebbra, nella prima lettura e nel brano di vangelo, diventa anche per noi linguaggio simbolico che ci parla del male onnipresente, in noi e attorno a noi. E ci parla, in positivo, della possibilità di trovare liberazione attraverso l’incontro con Gesù, che si è fatto carico delle nostre sofferenze per poter manifestare in esse l’amore e la grazia trasfigurante del madre. Nel vangelo il lebbroso, incontrato e “toccato” da Gesù nel suo corpo sfigurato dalla malattia, è chiaramente simbolo dell’uomo sfigurato dal peccato. E perciò la sua guarigione è segno della compassione di Dio che Gesù rivela come sua missione verso l’umanità sofferente. Celebriamo oggi la giornata pro-parroco. In occasione del suo compleanno e del suo 8° anniversario tra noi, con l’ Eucaristica che ci apprestiamo a celebrare, affidiamo lui e il suo ministero alla forza creatrice della SS.ma Trinità perché lo sostenga e accompagni. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari, di non fermarsi all’ingresso della chiesa ma di occupare tutti i posti disponibili, di non masticare gomme e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti e senza parlare di altro.

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, il cesto della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore il dono della vita nel servizio al prossimo.

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Gesù, tu non compi miracoli per fare pubblicità alla tua causa,per importi all’attenzione della folla. A muoverti è l’amore, la compassione:conosci bene le sofferenze provocate dalla lebbra,il calvario che diventa la vita di una persona quando si scopre aggredita dal male che deturpa e sfigura il suo corpo e per questo viene subito cacciata dalla sua famiglia, dal suo paese ed è costretta a vivere in luoghi solitari,priva di sostegno, di cure, di gesti di bontà e di tenerezza. Per questo tu non esiti a compiere anche gesti rischiosi e pericolosi, che espongono al contagio. Tu non ti limiti a parlare, tu tocchi quell’uomo perché avverta quanto sia preziosa la sua vita, quanto ti stia a cuore la sua felicità. E tuttavia gli chiedi di non divulgare la notizia, ma di limitarsi a far certificare la sua guarigione. Perché? A te non sfugge il terribile equivoco che si potrebbe creare se ti prendessero solo per un guaritore, uno che fa tanti miracoli. Quelli che tu offri sono solo segni dell’amore di Dio in azione, ma solo davanti alla croce ognuno potrà capire. Una preghiera particolare la eleviamo dal profondo del cuore per il nostro parroco don Francesco. L’ardore con cui ha risposto alla vocazione sacerdotale lo accompagni sempre e lo aiuti a essere tra noi via che conduce a te.