Commento alla XXXIII Domenica del Tempo Ordinario – Anno A

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– 19 novembre 2017 –

1° Giornata Mondiale dei Poveri: Non amiamo a parole ma con i fatti.

 

«A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno…»

 

INTRODUZIONE

G. – Celebriamo oggi la XXXIII domenica del Tempo Ordinario. Che significa per un cristiano essere responsabile? La domanda rinvia ad una capacità di trovare risposte, e questa ricerca comporta l’unione di creatività e di impegno. Potremmo dire che un cristiano diventa responsabile nella misura in cui impara a «camminare nelle vie del Signore», ossia cerca di scoprire il progetto di Dio su di lui, e questo richiede allo stesso tempo intelligenza creativa e impegno: con la prima possiamo riuscire a prendere coscienza di ciò che Dio ci chiede nella concretezza delle vicende che formano il tessuto delle nostre giornate; con il secondo cerchiamo di mettere i doni ricevuti da Dio al servizio di tutti. Come sempre ricordiamo a tutti di spegnere i cellulari, di non fermarsi all’ingresso della chiesa ma di occupare tutti i posti disponibili, di non masticare gomme e di partecipare alla preghiera con i canti, i testi preposti senza parlare di altro.

 

PRESENTAZIONE DEI DONI

G. – Con il pane, il vino, la cesta della solidarietà e le offerte che raccogliamo nei cestini offriamo al Signore la volontà di spegnere la povertà con la nostra ricchezza.

 

RINGRAZIAMENTO ALLA SANTA COMUNIONE

G. – Gesù, quello che importa non è il numero dei talenti ricevuti, ma quello che siamo disposti a fare perché producano un frutto abbondante e non restino nascosti in una buca. Certo non si tratta di investire in azioni e obbligazioni per aumentare il capitale. Né ci si deve preoccupare di sfruttare al meglio le proprie doti, le proprie competenze per ricavarne il massimo rendimento. Tu non hai raccontato la parabola per far studiare di più i ragazzi del tuo e del nostro tempo. Il tesoro, infatti, è il tuo Vangelo: un Vangelo che domanda di essere annunciato e vissuto, portato a tutti quelli che incontriamo, a quanti vivono nei diversi luoghi in cui passiamo la vita, un Vangelo che chiede di non lasciarlo ammuffire in cantina, di non chiuderlo in una cassaforte, ma di essere fatto circolare, mettendoci la faccia, riconoscendo la possibilità che offre di un’esistenza rinnovata dall’amore di Dio, dalla sua misericordia. Certo non sarà facile uscire allo scoperto, dichiarare quello che siamo e la parola che ci hai affidata, ma lo faremo per te, per entrare nel tuo Regno.